Le seguenti osservazioni riguardano gli argomenti utilizzati per elaborare il “Piano di Controllo per la specie Colombaccio nella Regione Emilia Romagna” dove sono stati riscontrati diversi argomenti inadeguati ed incomprensibili.

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Primo,

La V.Inc.A (valutazione incidenza ambientale) necessaria per le attività con incidenze significative e ricadenti nelle aree Natura 2000, cioè interne alle aree Sic (Siti di Interesse Comunitario) e nelle aree Zps (Zone a Protezione Speciale) adesso molte di esse raccolte sotto una unica denominazione, ZSC (Zone Speciali di Conservazione) è stata realizzata solo il primo livello come format di semplice Screening (I).

Essa consiste in tre livelli di valutazione, progressiva, denominati rispettivamente: Screening (I), Valutazione appropriata (II) e deroga ai sensi dell’art 6.4 (III), per ciascun livello di valutazione approfondimenti interpretativi basati su sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue e contengono considerazioni ritenute essenziali per garantire l’omogeneità di attuazione delle procedure a livello nazionale. Tralasciando alcune parti più complicate per molti, appare opportuno evidenziare che il percorso di Valutazione di Incidenza configurato dall’art. 6, paragrafi 3 e 4 della Direttiva “Habitat” e ripreso nei capitoli delle Linee Guida non deve intendersi come una frammentazione, bensì come una progressione continua, che si avvia con una fase di acquisizione di dati informativi di base relativi ad una proposta (piano/programma/progetto/intervento/attività) che, qualora non sufficienti a garantire l’assenza di incidenza significative (come noi stiamo evidenziando), prosegue con gli approfondimenti tecnico scientifici oggetto di uno Studio di Incidenza, fino a raggiungere la eventualità di prospettare specifiche misure di compensazione, ove consentite nell’ambito di una specifica procedura di carattere eccezionale. E purtroppo visto l’argomento considerato la procedura attuata appare molto carente su tutti i profili.

Secondo,

le attività di abbattimento o per chiamarlo in forma istituzionale, “Piano Quinquennale di Controllo del Colombaccio”, durante il quale gli abbattimenti saranno effettuati anche nel periodo di riproduzione, in contrasto con il buonsenso, ma soprattutto in contrasto con le regole fondamentali per la conservazione delle specie selvatiche, come scandite dalla Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici, che rimane in vigore e si integra all’interno delle disposizioni della Direttiva “Habitat”.

Terzo,

i monitoraggi effettuati, i numeri statistici presentati e le tecniche di monitoraggio (ad esempio, IPA, indici puntiformi di abbondanza o di ascolto) utilizzate nel “piano” per rilevare le presenze e gli effettivi danni alle culture non sono stati né forniti, né giustificati, insieme alle schede di rilevamento non presenti.

Quarto,

è stato anche affermato nella relazione del “piano”, che la specie Colombaccio sarebbe un probabile vettore di trasmissione della malattia aviaria vivendo a stretto contatto proprio con il piccione domestico. In particolare questa malattia come riscontrato dai dati colpisce in particolare gli anatidi e si diffonde nei tristissimi allevamenti intensivi di pollame. Nella realtà invece le due specie, anche se presenti alcune volte nelle stesse aree di foraggiamento si evitano il più possibile avendo comportamenti etologici del tutto differenti.

https://cordis.europa.eu/article/id/32483-odds-of-migrating-birds-spreading-flu-low/it

Quinto,

le considerazioni fatte nel “piano” riguardanti i dati numerici riconducibili agli abbattimenti nella Regione Emilia Romagna nei periodi di caccia (tutti), dove vengono sommati i Colombacci prelevati (abbattuti) durante la migrazione autunnale a quelli dei Colombacci stanziali ed è questa forse una delle più grandi incongruenze e lacune che emergono da una più attenta lettura di questo “piano”.

Considerazioni conclusive

Infine, va considerato e ricordato con molta tristezza che sempre più spesso in numerose Amministrazioni Regionali si assiste a queste iniziative sconsiderate, preparate con parsimonia e con finalità puramente economiche, dove vengono proposte certe azioni da Direttori Regionali e loro Delegati molto spesso del tutto incompetenti (privi di qualsiasi tipo di formazione e requisiti tecnico scientifici), quando i tempi moderni richiedano sempre più, amministratori, professionisti realmente preparati, responsabili e consapevoli del proprio ruolo istituzionale. È per concludere vorrei citare una malinconica frase, che purtroppo, da alcuni anni utilizzo per descrivere questi comportamenti istituzionali del tutto scellerati ed incomprensibili, ma molto esemplificativa, “Prima viene fatto l’inutile e poi forse verrà fatto l’utile”.

Dr. Nat. Maurizio Brunelli

[a parere dello scrivente]