Roma 1 Aprile 2025
Una lettera chiara, diretta e urgente. Così si presenta il documento firmato da Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, anche in rappresentanza di LAC, LAV, LIPU, LNDC, OIPA e WWF Italia. Destinatari: i parlamentari del Partito Democratico, chiamati a prendere posizione su un tema troppo spesso ignorato o piegato a interessi di parte – la tutela della fauna selvatica.
Le associazioni parlano senza giri di parole: la situazione è grave. Gli animali selvatici, patrimonio indisponibile dello Stato secondo la legge italiana, sono al centro di una pressione politica crescente che rischia di svuotare di senso le tutele previste dalla legge 157 del 1992. Si parla del declassamento della protezione del lupo, del ritorno delle deroghe di caccia ai piccoli uccelli, dell’uso di silenziatori nelle armi da caccia. Tutte misure che vanno in direzione opposta rispetto a ciò che chiede la maggioranza dei cittadini e alle direttive europee.
Le associazioni ricordano che l’articolo 9 della Costituzione, riformato nel 2022, include esplicitamente la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi come principi fondamentali della Repubblica. Ma il principio, senza azione concreta, resta lettera morta.
A preoccupare è anche la passività di una parte della politica. Nella lettera si denuncia l’inerzia della XII Commissione Agricoltura della Camera e si chiede al Partito Democratico di uscire dall’ambiguità, di smettere di strizzare l’occhio al mondo venatorio e di tornare a essere protagonista nella difesa di una legge – la 157/92 – frutto di una mediazione storica tra mondi diversi: agricoltori, cacciatori, ambientalisti.
Il Governo, intanto, ha già varato il decimo provvedimento per indebolire ulteriormente la normativa. E l’Italia è già sotto procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea per il mancato rispetto delle regole sulla tutela della fauna, con conseguenze economiche e ambientali pesanti.
Le associazioni chiedono un cambio di passo. Basta convegni senza sostanza, basta piani regionali che aprono al controllo e all’abbattimento indiscriminato (come nel caso del Colombaccio in Emilia-Romagna). Serve un impegno serio, concreto, trasparente. Serve rimettere al centro la scienza, il rispetto per la biodiversità e la responsabilità verso il futuro.
Il messaggio è chiaro: non è il momento dei compromessi. È il momento delle scelte. E chi dice di stare dalla parte dell’ambiente deve dimostrarlo nei fatti.
Il Partito Democratico rispondera?
Nota EMPA: doc09088220250331173524