Palombe.it, Vasco Feligetti: No al Piano di controllo del colombaccio in Emilia Romagna

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           Lettera Aperta

Alla C.A.   Ill.mo Pres. Regione Emilia Romagna sig. Michele De Pascale

Dir. gen. CACCIA E PESCA Dott. Valtiero Mazzotti

Associazione Venatoria: Federazione Italiana della Caccia

Associazione Nazionale Libera Caccia

Arcicaccia – U.N. Enalcaccia Pesca e Tiro

A.N.U.U. Migratoristi – Italcaccia

EPS – CPA – ACV – Confavi

Associazione protezione animali: WWF – LIPU – LEGA AMBIENTE – LAC – EMPA – OIPA

 

 Oggetto: Piano quinquennale di controllo del colombaccio in Emilia Romagna

Chi mi conosce sa quanta passione riservo per le palombe, non lo chiamo colombaccio perché troppo dispregiativo per una animale a dir poco magnifico, in maniera particolare per me che ho appreso la caccia a questa specie quasi sessanta anni fa nella mia terra nativa, l’Umbria.  Allevo le palombe esclusivamente a scopo amatoriale da cinquanta anni, quindi conosco nei dettagli il ciclo della riproduzione e le abitudini della specie. Mi applico allo studio della migrazione da molti anni, in quanto progettista della ricerca su scala nazionale comprese le isole Corsica e Sardegna https://www.palombe.it/mcpl/ ricerca applicata allo studio della migrazione post nuziale, grazie alla collaborazione dei cacciatori che inviano LIVE i dati del monitoraggio da oltre 150 stazioni di rilevamento della migrazione del colombaccio.  Il Sito www.palombe.it nel quale riservo ampio spazio alla Ricerca Scientifica applicata a cura del Prof. Enrico Cavina e del Dott. Tommaso Lipparelli. La nostra ricerca è approdata all’Università degli Studi Firenze Scuola di Agraria con la Tesi di Laurea in Scienze Faunistiche del Dott. Tommaso Lipparelli: “LA MIGRAZIONE AUTUNNALE DEL COLOMBACCIO (Columba palumbus) “ANALISI DI UN QUINQUENNIO (2017-2022) SU SEI CORRIDOI DI TRANSITO, CON FOCUS SU ECOLOGIA SENSITIVA BAROMETRICA”.

Le critiche principali al Piano di controllo del colombaccio in Emilia Romagna si concentrano su diversi aspetti:

  1.  Alternative non considerate come l’estensione delle giornate di caccia.
  2.  Possibili effetti sulla popolazione del colombaccio, alcuni temono che un piano di controllo così strutturato possa avere ripercussioni negative sulla popolazione nel lungo periodo.
  3.  Tempistiche e modalità che coprono una fase sensibile per la riproduzione degli uccelli, alcuni ritengono che ciò possa interferire con l’equilibrio naturale della specie.
  4.  Mancanza di un censimento di base affidabile sulla popolazione di base in Emilia-Romagna.
  5. Le Associazioni venatorie e alcuni esperti sottolineano che il piano di controllo dovrebbe essere supportato da dati precisi sulla consistenza della specie, sulla sua distribuzione e sull’impatto reale sulle colture. Senza un censimento aggiornato e scientificamente valido c’è il rischio che gli interventi siano sproporzionati o inefficaci.

La migrazione è un fattore chiave nella gestione del colombaccio perché questa specie è sia stanziale che migratoria, questo significa che la popolazione presente in Emilia Romagna è composta da colombacci residenti e colombacci migratori.

L’affermazione che il colombaccio si associ ai piccioni è scientificamente infondata, il rischio della diffusione dell’influenza aviaria tramite colombacci è bassissimo. L’affermazione che il colombaccio sia un vettore significativo dell’influenza aviaria è altrettanto discutibile, la ricerca scientifica smentisce questa ipotesi nello studio CORDIS, gli uccelli migratori hanno una bassa probabilità di diffondere l’aviaria, la malattia non consentirebbe spostamenti a lunga distanza. Il colombaccio è stato incluso nel “Piano nazionale per l’influenza aviaria” come specie bersaglio di monitoraggio, ma ciò non significa affatto che sia un vettore attivo del virus. La specie viene testata per precauzione, il rischio reale che H5N1 si diffonda attraverso gli uccelli migratori però dipende dal fatto che i soggetti infetti siano in grado di intraprendere la migrazione e di diffondere il virus e dalle distanze che tali soggetti sarebbero in grado di percorrere.

Forte rischio di abbattere accidentalmente la colombella (Columba oenas)  si confonde facilmente col colombaccio e col piccione domestico,  è  questa una delle criticità più gravi del piano di controllo, la  colombella è una specie protetta in Italia, essendo inserita nell’allegato II/2 della Direttiva Uccelli (79/409/CE) – (2009/147/CE) ma il nostro Paese non è tra quelli in cui può essere cacciata.  Specie classificata come “in pericolo critico” nella Lista Rossa Nazionale.

 In conclusione, sebbene la Regione Emilia-Romagna abbia eseguito la valutazione di Incidenza Ambientale per il piano di controllo del colombaccio, permangono dubbi e critiche da parte di alcuni stakeholder riguardo la solidità dei dati utilizzati e all’efficacia delle misure proposte.

Palombe.it   Vasco Feligetti